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Coloro i quali non praticano la virtù dietro ammonizione del sacerdote, siano impediti a nuocere dal sovrano. .. Isidoro da Siviglia. |
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La religione ha sempre ricevuto dal potere secolare un supporto indiscriminato: dagli interventi bellici "di pacificazione" dietro suggerimento delle organizzazioni religiose, per finire con le miriadi di provvedimenti legislativi che i politicanti promulgano a ciclo continuo seguendo la "morale religiosa".
Grazie agli anatemi minacciati contro i creduloni, la Chiesa si è resa inattaccabile per secoli, con l'aiuto di questo o quel potente (il più delle volte non direttamente richiesto). Alle origini, tale accordo si è materializzato solitamente sotto forma di decreti e donazioni, inventati dalla Chiesa stessa allo scopo di certificare la missione petrina agli occhi di sovrani illetterati e superstizioni. Superate le epoche di Avignone, della Controriforma e della Restaurazione, la Provvidenza si manifesta nei panni di sovrani stranieri, soprattutto spagnoli e francesi. Alle porte dell'Unità d'Italia, il debole Napoleone III credette più utile accattivarsi quella Chiesa schiaffeggiata dal Còrso, correndo così in aiuto di Pio IX: per quest'ultimo, il Tricolore era il "vessillo di Satana", e le truppe di liberazione — quelle alle cui spalle gioì, dopo Custoza — dei "devastatori indiscriminati". Il beato Mastai Ferretti asseriva ripetutamente di ricevere da Dio ordalie materializzatesi sotto l'ombra dei vessilli sabaudi: predicava, il Beato, che la Chiesa rimanesse comunque invincibile, ma al contempo pregava "Dio" d'inviargli qualche supportino ben materiale, magari inarnato nella persona di qualche sovrano straniero compiacente!
Se da un lato la Chiesa Cattolica è sempre stata al servizio del potere reazionario, dall'altro ha sempre tentato di mostrarsi "popolare", per accattivarsi il consenso delle masse. La religione è anche un patentino di credibilità verso il popolo, ostentato soprattutto da politici conservatori, che se ne fanno uno scudo. A loro modo di vedere, il classismo sarebbe "necessario" per la "democrazia", perchè il benessere delle classi dirigenti della nazione implica a doppia chiave quello del popolo: costoro pensano che il benessere non possa essere equidistribuito, perchè le classi che hanno compiti più "elevati" debbono godere di benefici maggiori rispetto alle semplici "pedine". Chi governa, diceva Vilfredo Pareto quasi riprendendo Aristotele, deve far credere d'agire per conto di qualcosa che gli è superiore e al contempo "per il bene del popolo", al punto che, pur mentendo, ripetendo questo slogan finirà per crederci egli stesso.
Sin dalle origini, come ci dice Polibio, fu necessario trovare giocoforza dei metodi per tenere buone le masse:
"Se fosse possibile che lo stato fosse composto solo da filosofi, questi artifizi non sarebbero necessari. Ma dal momento che le masse popolari sono inconsistenti, piene di riottosi desiderii, passionali ed imprevigenti delle conseguenze, devono essere riempite di paura per tenerle a bada: per questo gli antichi ben fecero ad inventare gli dèi e l'idea della punizione dopo la morte".
Malgrado certe "patenti di probità", la gente è sempre pronta a mobilitarsi immediatamente, quando la Chiesa soffre tentativi di "discredito", perché si pensa che essa sia "al servizio del popolo" (non "della gente", si badi).
A queste condizioni, può accadere facilmente che la Chiesa intruda volentieri negli affari secolari della nazione che la mantiene, col risultato che le masse, anziché protestare, fanno finta di nulla; anzi, non possono che concordare, in quanto, poiché Dio è la Somma Cosa, i suoi vicarii possono (anzi, debbono) occuparsi di qualsiasi argomento. La classe politica, al canto suo, non perde mai occasione d'aggiogarsi al carrozzone dei panegirici; in Italia non esiste più nemmeno una distinzione tra Destra e Sinistra, dato che anche quest'ultima, dimenticando sia la logica che la storia, si dichiara liberale nei confronti delle credenze religiose.
Se la religione costituisce fondamentalmente un buffer degli Stati, la realtà dei fatti ci pone piuttosto dinnanzi ad un ingranaggio nel quale Governo e Chiesa sono conniventi; il primo si avvale del carisma della seconda, che trae parecchi vantaggi da tale meccanismo, in cui omaggio l'essere "umano" ha giustificato la persecuzione, l'eccidio, l'inganno, le ingiustizie. Abbiamo dunque una società i cui fondamenti comportamentali sono impostati su idiozie senza senso, che brucia il frutto del lavoro per mantenere organismi fatiscenti e inutili, che non solo promuovono il falso, ma si piccano pure d'interferire nelle questioni della vita di tutti i giorni (altrimenti "irrilevanti" agli occhi di Dio).
I ministri di culto sono soltanto in parte responsabili di questo inconveniente; il cristianesimo è stato creato da politicanti primitivi ed ignoranti, che l'hanno imposto con forza e inganno pure ai sacerdoti, la cui unica pecca Chiesa consiste piuttosto nel difendere ad oltranza la comoda manna che gli proviene dai primi, veri responsabili della perpetuazione della religione.
In questo modo, la Chiesa si è trasformata in un organismo che, per poter sopravvivere, si è auto-costituita come entità autonoma, che non si perita di ingerire negli affari dello Stato che la mantiene, spesso col beneplacito dei rappresentanti di quest'ultimo.
L'illuminato Leone XIII, già noto per documenti emblematici come la Rerum Novarum, in un colpo solo illustra i princìpi di connivenza (univoca) tra Stato e Chiesa, l'intrusione del cristianesimo in ogni ambito della società, l'autorizzazione all'eliminazione dei dissidenti e una concezione a dir poco sui generis di quella medesima "libertà di culto" oggi ventilata ai quattro venti dietro le quinte di una pretesa d'unicità di salvezza:
"Tutti i cattolici devono sentirsi elementi attivi nella politica quotidiana delle nazioni in cui vivono. Essi devono penetrare, per quanto possibile, nell'amministrazione degli affari civili; devono esercitare costantemente un'estrema vigilanza al fine di prevenire che l'esercizio della libertà travalichi oltre i limiti fissati dalla legge di dio. Tutti i cattolici debbono fare il possibile di modo che le costituzioni e le legislazioni degli stati siano modellati sui princìpi della vera chiesa [...] Nessuno è tenuto ad esimersi dal rendere servizio a dio, e dal momento che il dovere principale di ogni uomo è quello di aderire alla religione in pratica ed insegnamento — non a quella che essi desiderano, ma all'unica vera religione, quella che dio impone e che mostra segni chiari e certi (!) —, è un pubblico crimine agire come se non esistesse alcun dio. Così, è un peccato per lo stato non preoccuparsi della religione [...]
Tutti i governanti devono onorare il sacro nome di dio, e uno dei loro principali impegni dev'essere quello di favorire la religione [...] La pena di morte è il necessario ed efficace mezzo affinché la chiesa consegua i proprii fini, quando i ribelli cospirano contro di essa ed i disturbatori dell'unità ecclesiastica, specialmente gli ostinati eretici, non possono essere arrestati con nessun'altra pena dal continuare a minare l'ordine ecclesiastico ed istigare gli altri ad ogni sorta di crimine [...] Quando la perversità di certuni è tale da portare alla rovina parecchi suoi figli, la cosa deve essere rimossa di modo tale che, se non c'è altro rimedio, l'unico modo per salvare i suoi figli è mettere a morte i perversi".
La Chiesa ha continuato a propugnare la pena di morte a tutt'oggi, dichiarandone la legittimità persino nel Catechismo, aggiornato durante il regno di Giovanni Paolo II.
Sarebbe necessario che siano proprio i politici, a mettere fuorilegge le religioni: ma per far ciò, occorrerebbe agire con l'informazione e l'educazione corrette, non con la prevaricazione. In passato, governanti poco accorti (non paradossalmente, di prevalente formazione cattolica) credettero di poter ovviare al gigantesco problema mettendo fuorilegge o facendo scomparire con la violenza le superstizioni religiose: ma ciò ha avuto soltanto l'effetto di farle riemergere sotto una nuova maschera, poiché le religioni si auto-costruiscono sulle funzioni naturali umane e sul concetto di "bene" e "benessere". Così in fondo è stato per il paganesimo, rinominato "cristianesimo" per scopi meramente politici.
Affinché si possa fare a meno delle religioni, e poter contribuire al progresso della società umana, occorre dunque spiegare le cause ed archiviare gli effetti: viceversa, è assolutamente inutile potare continuamente un albero, credendo che tanto lo rinvigorirà, nel caso in cui le sue radici affondano in un terreno malato, poiché questo risolverà il problema solamente pro tempore. Occorre curare il terreno per risolvere il problema una volta per tutte, sebbene potremmo essere consci del fatto che, a cagione delle cause finora rassegnate, questa bonifica sia più facile a dirsi che a farsi. |
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