I partiti politici attuali hanno fatto il tempo che trovano; sono figli di un'epoca ormai chiusa, dacchè la globalizzazione ha decompartimentato le aree geografiche. Politica ed economia sono sempre più interconnesse; le classi sociali sono quasi azzerate dal comparto tecnologico, che fornisce sogni ed illusioni supplenti al possesso concreto. Inoltre, è insorto un manicheismo ideologico, figlio di interessi personali estesi a tutto un contesto nazionale (v. casi come quello di Berlusconi), che ha comportato un perenne trasformismo, la fine di ideologie cristallizzate ed una frammentazione geografica che riflette un egoismo ed una ribellione a livello globale (che vediamo espressi anche dalla frammentazione geografica planetaria in vari stati e staterelli).
Nascono anche fenomeni a livello regionale, con conseguente perdita di vista del quadro generale. Per conseguire lo scranno di comando (ed i suoi tradizionali benefici...), si fanno vieppiù carte false. La caciara regna sovrana sulle parole sensate, lo stereotipo sul fattivismo, la corruzione sull'onestà. Una sola cosa non s'è persa: la dipendenza dei partiti dalle religioni, che castra di fatto qualsiasi velleità di progresso effettivo, riconducendoci ad uno di facciata che in pratica ripropone sempre gli stessi assetti dietro una coltre di prometeico grasso.

Questa dipendenza è la causa del frenaggio del progresso, dovuto alla costante ingerenza della Chiesa (in Occidente) nella Cosa Pubblica, motivata da princìpi che si rifanno a "comandamenti divini", ma che perlopiù non hanno alcun luogo negli "scritti sacri": sono, difatti, espressione di un assetto che si richiama a fattori tradizionali, sessuali e patriarcali spacciati per volontà divina. Del resto, dal momento che è dimostrabilissimo come non esistano dèi o simili, quest'ingerenza è motivata semplicemente da fattori di sussistenza delle classi religiose, col pretesto d'evitare che l'uomo "faccia qualche danno" agendo senza freni "divini". In realtà, l'uomo spesso compie dei danni proprio perchè agisce nell'illusione che esistano regni ed esseri "supernaturali"; in fondo, se non ci fossero stati questi freni, avrebbe compiuto ugualmente degli errori, ma subito, imparando quindi da essi ed incanalandosi su un percorso di progresso effettivo senza ritardi.

Il panorama ateo nostrano rispecchia, purtroppo, una situazione che persiste atavicamente in tanti altri campi: in tutta onestà, devo ammettere che molti sedicenti atei italiani siano, in sostanza, assai faciloni od inutilmente pedanti, e fondamentalmente caratterizzati da vizi peggiori di quelli dei credenti cui dicono d'opporsi.
Molti di loro non capiscono che da soli non si possa cambiare nulla in questo paese: l'ateo-isola è inutile persino a se stesso. Parecchi altri, invece, non desiderano seguire un'idea coerente (delegando quindi la decisione di governo a partiti che ne hanno una, sorvolando però sulle gravi responsabilità delle religioni), nel timore che ciò implicherebbe "avere dei dogmi": in realtà, costoro hanno già il "dogma di non avere dogmi", dettato da persone che vogliono imporre la loro volontà dietro il pretesto della libertà incondizionata.
Questo genere di atei sono semplicemente incapaci di capire che "essere atei" non implichi affatto non seguire un concetto lineare e coerente, perché senò non saresti "libero di pensare" o "di non avere schemi" (i credenti sono prevalentemente coerenti e coesionati verso un'idea-simbolo, indipendentemente dal fatto che essa sia erronea). Ovvio è che nessuno impedisca di votare per chicchessia, all'ateo che si accontentasse di vivere per sé, pur sapendo che le religioni plagiano, ingeriscono e sfruttano: occorrerebbe però rendersi conto che, qualora gli effetti della preferenza si risolvessero in un nulla di fatto, non si dovrebbe avere la pretesa di chiedersi in cosa si sia sbagliato.

Creando un partito "ateo" mi proponevo il fine d'organizzare un collettore d'azione, che avrebbe dovuto porsi degli obiettivi drastici, di modo che gli atei smettessero di regalare il loro voto ai soliti partiti che, per timore e ignoranza, invariabilmente l'avrebbero rivenduto alla Chiesa. Non l'ho fatto nella pretesa di "comandare" (per mia modestia, mi situo meglio a suggerire da dietro le quinte), ma per coscienza: anzi, ho invitato molte persone a dire la loro opinione e a proporsi politicamente, senza però ricevere alcuna risposta, a parte ulteriori critiche ed il tipico dileggio degli utili idioti.

Sono fermamente convinto che, in un paese come l'Italia, l'unica via per riformare profondamente le cose sia quella di far sì che gli atei (ovvero i "non-credenti" in genere) prendano azione attiva nell'agone politico, e che per far sì che tanto avvenga debbano costituirsi parte politica diretta, finchè qualsiasi compagine e colore non riusciranno a prendere atto di cosa sia in realtà il cristianesimo e la religione in genere. In secondo luogo, occorre laicizzare del tutto lo Stato, imponendo la laicizzazione anche alle etnie immigrate, così recuperando la radice delle nostre tradizioni autoctone. Ci troviamo in un periodo di declino anche perchè si è stati troppo permissivi e deboli nei confronti di etnie trasferitesi in zone più fortunate, dove hanno esportato usanze e stili di vita incongruenti con i nostri, provocando così un caos su tutti i livelli e portato al fagocitamento della nostra cultura a quella altrui. Questo confronto ha avuto comunque il risvolto utile d'aver comunque inizializzato la presa d'atto del fatto che il cristianesimo sia un inganno.

So che, proprio perchè siamo in Italia, un proposito del genere potrebbe essere accolto inizialmente dalla tipica derisione dell'ignorante che ha vissuto sui comodi sedimenti del passato, ma confido ugualmente nel buonsenso e nella voglia di cambiamento delle persone di vera buona volontà: se si crede fermamente in questi princìpi, ritengo che sia possibile operare una riforma radicale in meno di tre anni, addirittura col consenso dei religiosi. Un "partito ateo" è qualcosa di molto arduo da mettere in piedi, e ciò non perchè l'ateismo sarebbe un'ideologia, uno "stile di vita", un'"attitudine individualista" od altro. L'ateismo è uno strumento oppositivo che si prefigge uno scopo: conseguito il quale, esso cederà il posto alla società veramente democratica, razionalmente ordinata e laica. Tale scopo non deve e non può prescindere da una direttiva di base, che contempla l'attacco prima ideologico e poi economico alla Chiesa.

Per quanto riguarda il primo punto, è necessario che il cittadino capisca che non esistono divinità, fuorchè quelle tratte da distorsioni della realtà e poi trasformate in icone di soggezione: se non farai capire al cittadino per prima cosa questa essenziale evidenza, non sarà possibile passare al secondo punto. A questo si riduce, in sostanza, l'azione di partito: solamente dopochè saranno soddisfatte queste condizioni d'azione ad un livello perlomeno di sensibilizzazione culturale, sarà possibile passare a proporre piani programmatici relativi a tutti gli altri ambiti dell'andamento della Cosa Pubblica, che possono comunque essere contemplati previamente in sede propositiva. Per poter far ciò, è necessario che ci si attenga ad un codice sia nel dialogo che nel pragmatismo: inutile è dire che un ateo non debba avere dei "dogmi", dacchè l'imposizione di non avere dogmi è comunque già un dogma.

Ogni provvedimento imposto dall'alto, viene accettato dal cittadino senza discutere nè dare adito a piagnistei strumentali: così è stato ad esempio con l'euro e con i provvedimenti a carattere legale sovranazionali. A chi lamenta l'"imposizione", ricorderò che anche le religioni "ufficiali" sono imposte, e ricevono i soldi de cittadino volente o nolente. Dunque lo Stato Italiano deve insegnare già dalle elementari che le religioni siano tutte basate sul falso, mettendo così il cittadino nello stato d'animo di capire che non ne abbiamo bisogno, evitando dunque la distruzione fisica di opere e la violenza di reazione nei confronti dei religiosi. Al contempo, deve incamerare i beni attualmente detenuti dalla Chiesa, lasciando eventualmente in essere le sue classi ministeriali, che cadrebbero sotto il diretto controllo statale in qualità di tutelatori dei beni immobili e culturali, e verrebbero finanziate con stipendi adeguati alla mansione. Difatti, il problema principale del rapporto Stato/Chiesa è costituito dal fatto che la seconda è convenientemente "Stato Sovrano" quando si tratta di richiedere benefici e soldi al primo, nonchè di sottrarsi al giusto giudizio per crimini (pedofilia, riciclaggio ed altri) ed ingerenza nello Stato laico. Divenendo agli effetti un funzionario dello Stato, il religioso rimarrà comunque intoccabile al pari dei membri delle forze dell'ordine, ma non sarà più rivestito di "alone divino" nè sarà immune a giudizio civile e penale dello Stato che lo mantiene, qualora si macchiasse di colpe. L'aver mantenuto immuni da culpabilità i "cittadini vaticani", ha costituito uno dei problemi del proliferare delle ingiustizie, così come mantenere il Vaticano immune da tassazione lo ha reso un centro di riciclaggio di denaro sporco ed un "salvadanaio" per potenti e politici corrotti.

L'incameramento dei beni immobili "eccelesiastici" (attualmente immuni da tassazioni), sia come edifici, monumenti o documenti, farà sì che questi ultimi rimangano d'interesse pubblico per il loro valore storico-culturale, evitando dunque che la loro violenta scomparsa penalizzi non solo il fattore estetico-ricreativo e storico, ma anche che origini la necessità di ricercare dei sostituti, così com'è accaduto al paganesimo sostituito dal cristianesimo, insediatosi sulle macerie che i suoi accoliti crearono. Rendere i sacerdoti primariamente custodi di questi beni, ma direttamente sotto controllo italiano, farebbe sì essi possano sentirsi realmente utili e alle dipendenze della gente, senza che quest'ultima li odi dopo aver capito che quanto essi propugnano è stata un'immensa falsità; inoltre, se essi vorranno, potranno ancora insegnare, purchè non nella pretesa d'essere "intermediari verso il Divino", quindi in campi filosofici, antropologici, politici, economici, ma anche in altri nei quali sentiranno di poter essere utili con competenza. Ciò implicherà anche una riforma dal punto di vista del celibato e dell'omosessualità, endemica in questa classe sociale: chi vorrà mantenere l'uno o l'altro assetto, potrà farlo senza riprensioni da parte di nessuno.
Per quanto riguarda i beni mobili, la loro acquisizione farà sì che lo Stato si eviterà di sborsare miliardi di euro per persone che se li arrogano nell'assurda pretesa d'essere "rappresentanti" di un dio non meno inesistente di altri, così facendo che potrà dedicarli a milioni di persone attualmente nell'indigenza più nera e ad opere molto urgenti.

Con l'avallo del potere centrale, sarà possibile far sì che l'Italia cambi direzione e si tramuti in faro effettivo del progresso. Per far ciò, è d'uopo che gli stessi governanti cambino mentalità, smettendo di fare orecchie (ed anche altro...) da mercante ed eliminando l'ultimo loro covo di garanzia elettorale, costituito dalla Chiesa cattolica.
Si stia tranquilli perchè nessun'altra religione può prendere il posto del cristianesimo in Italia, nè in Occidente in genere; il cristianesimo è figlio dell'Occidente mediterraneo (e non viceversa), che poteva creare soltanto un tipo di religione di quel genere, e nessun'altra. Impossibile è che religioni violente ed intolleranti come l'islam, figlie di luoghi aridi ed ingrati, approfittando del vuoto lasciato dal cristianesimo si sostituiscano ad esso, e questo sia per le loro caratteristiche che per il monitoraggio effettuato dello Stato: che oltre ad eliminare il primo si adopererà per far sì che il secondo si estingua pacificamente sul territorio, pena l'allontanamento dei suoi accoliti e fomentatori.
Ogni Stato, in quanto nazione sovrana, ha il diritto di auto-regolarsi e d'allontanare gli agenti incongruenti con le sue tradizioni, fermo restando il modo pacifico ed il rispetto nei loro confronti per quanto praticano a casa loro. L'Italia si trova in una posizione strategica per quanto riguarda l'accesso all'Europa: è dunque necessario che quest'ultima smetta di penalizzarla con provvedimenti favorenti l'immigrazione clandestina. Risulta chiaro che tutti gli appelli alla tolleranza, all'integrazione ed al buonismo nei confronti di orde sempre più copiose di stranieri, abbiano fatto il gioco di politicanti e preti in cerca di nuovi elettori e conversi, ma soprattutto ha fatto la manna di stranieri provenienti da regioni penalizzate quanto a ricognizione di civiltà, e che anzi hanno trovato il bengodi del permissivismo in Italia.

So benissimo che un programma di questo tipo potrebbe apparire "fascista", o quantomeno "assurdo" e "folle", anzichè semplicemente mirato a ricostruire uno status quo tramite un rigore oramai necessario: occorre però considerare anche che non sia certo più folle dell'aver basato una società e le sue sinergie su cose che non esistono (Dio) e che sono state costruite appositamente per schiavizzare il cittadino (Gesù). Gli sconsiderati che parlano comodamente di dittatura (leggasi "uno stato solido che non ci fa fare i nostri porci comodi") sappiano che la dittatura è un assetto comunque e sempre immanente; ci troveremmo sotto "dittatura", qualsiasi sia il livello di libertà di cui godremmo. La "dittatura" è già insita nel darsi delle leggi: e per paradosso, l'anomia che favoleggiano certi neo-anarchici è mera dittatura del caos.
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