Circa venti secoli or sono, l'Essere Onnipotente per eccellenza (quel medesimo che avrebbe creato "il Tutto dal Nulla" seimila anni prima, secondo il computo biblico) sarebbe sceso sulla Terra in forma umana, di modo che, morendo su uno strumento di supplizio destinato ai ribelli contro gli invasori, avesse potuto mondare i peccati accumulati dagli uomini a partire dalla creazione di "Adamo", il "primo uomo", creato dal fango proprio da lui "a sua immagine e somiglianza".
Ciò implica in primo luogo che, durante tutto quel tempo, Dio avrebbe semplicemente assistito inertemente allo svolgersi degli eventi; e inoltre che tale "discesa" non abbia affatto risolto i problemi, a giudicare dalla cronaca quotidiana. Forse per questo motivo, una volta risorto dalla morte, il "dio-figlio-di-se-stesso" avrebbe "profetizzato" una sua ennesima discesa alla "Fine dei Tempi": stavolta per punire senza pietà tutti coloro i quali avessero dubitato di questo fantasioso racconto...

Molti non hanno dubbi: qualora inquadrate in un contesto lineare e non episodico (come si è soliti fare), l'immediata evidenza dei controsensi di storie di questo genere indica chiaramente che si tratti di mitologie, peraltro assai grossolane e non certo originali. Tematiche analoghe erano note parecchi millenni prima presso parecchie altre culture del pianeta poi definite "pagane" da cristiani, islamici e yahvisti, unici depositari della "Verità".
Di contro, coloro i quali credono che favole siffatte siano assolutamente veritiere, da un lato desiderano "prove sicure" per poter suffragare un'affermazione così "onerosa". A momento debito, queste stesse persone potranno anche dire che sia "puerile" voler dimostrare la falsità delle religioni, poiché ci sono "cose più importanti a cui pensare": in verità, la religione è ritenuta basilarmente la cosa più importante della società umana, dato che riguarda il "Tutto". La sua importanza e influenza sono proporzionali all'importanza tributata all'oggetto cui essa si riferisce: e se quest'ultimo è falso, ne deriverà che le conseguenze del metterla alla base della società saranno adeguatamente gravi.

Il cristianesimo non è una religione originale né genuina, al pari di qualsiasi altra; nella fattispecie, essa ricicla e riprende attorno a figure più o meno storiche i culti e le liturgie del paganesimo, mostrandoli come cosa "innovativa e originale" grazie alla continua propaganda di cui il cristianesimo è oggetto.
Ahimè, tutto quanto esiste nel cristianesimo, esisteva già in passato; per questo motivo esso si è innestato così facilmente nella società occidentale, riassumendo le tradizioni indeuropee e mistificandole dietro un'apparenza semita per motivi politici. Si tratta principalmente del mito solare dell'eroe di tipo eracleo, contaminato da una miriade di sotto-tematiche astrali e agrarie più o meno facili a riscontrarsi a primo acchito.

Non è obbligatorio essere "satanisti", "materialisti" o "atei", per accorgersi di tutto ciò e per poter constatare che si tratti di qualcosa di sconclusionato e paradossale. Il credente è incapace di accorgersene perchè, purtroppo, il cristianesimo è basato su una doppia chiave: un Dio-Padre che si abbassa a diventare Figlio-Uomo, in omaggio alla velleità di eternità dell'essere umano. Il cristiano potrebbe persino sorvolare sul fatto che Dio esista, purché si possa dire che Gesù sia stato quantomeno un uomo divinizzato o un saggio che operò "per il bene dell'umanità", pagando con la vita per aver interferito negli interessi dei politici invasori e delle classi religiose colluse: quelle stesse, cioè, che oggi lo ergono a loro dio...

I pretesti politici sono stati già ampiamente caldeggiati nelle "biografie" — ben quattro — di questo "dio incarnato", scritte per calmierare le continue rivolte che si verificavano in Palestina da oltre due secoli ad opera degli zeloti, i galilei, che odiavano tanto i romani quanto gli ebrei loro complici: scritti che impongono un dio falsamente semita, ricostruito su schemi e modelli greco-latini.
I pagani sapevano benissimo di cosa parlassero gli "evangelisti": conoscevano Platone e i teorici pagani del logoV, le liturgie della trinità babilonesi ed egizie, la "perpetua verginità" di certe dee. Padri della Chiesa come Tertulliano ridevano dei controsensi delle divinità pagane, dimenticando l'ilarità che possono suscitare certi passi biblici nei quali questo "dio vero" giura sulla propria anima, ordina ai fedeli di spalare il campo dai loro escrementi affinché egli non s'imbratti i piedi, oppure attacca alle spalle il nemico dopo essersi svegliato dal sonno "come un prode (sic!) sopito dal vino"!

Il credulone, però, tende a dimenticare le evidenze dinnanzi a un crocefisso del pietoso "dio" emaciato e insanguinato, a uno splendido santino che lo mostra florido e biondo con gli occhi languidi e "profondi", a una spensierata festa pasquale in cui sfoggiare bei vestiti nuovi e scambiarsi "segni di pace"... E allo stesso modo dimentica anche che la "tranquillità" di oggi è frutto di due millenni di disastri e crimini per difendere e diffondere l'assurda storia questo "dio invincibile". Si: perchè il credulone pensa poco, e al contempo tende ad agire contro chiunque osteggiasse quanto egli stesso crede indubitabilmente vero. Il passato di cui stiamo parlando è stato costruito appunto da questi tanti, tantissimi creduloni: o meglio, da quei pochi "furbi" che li hanno fatti agire a loro piacimento ipnotizzandoli proprio con quell'assurda favola.<%pagebreak()%>Nel corso dei secoli, più di uno studioso (laico o meno, "accreditato" o meno) ha nutrito seri dubbi sia sulla struttura fisica che su quella storica e ideologica della vicenda evangelica; il più delle volte, la Comunità dei Giusti si è scagliata con estrema violenza contro di loro, facendoli passare di colpo per studiosi poco credibili o peggio, al punto che parecchi di loro hanno persino perso il loro impiego o hanno dovuto cambiare paese. Per tutta risposta, gli epigoni di Pietro si sono premuniti costringendo i teologi a giurare al pontefice di non andare mai contro la linea dossologica stabilita in alto loco: un motivo dovrà pur esserci!
Indipendentemente da ricatti e minacce, sussiste comunque una certa soggezione nel fare una critica nei confronti del cristianesimo, semplicemente perchè l'argomento è stato reso complesso da una convergenza di fonti e ideologie che, nel corso di oltre due millenni, hanno intrecciato un vero e proprio nodo gordiano intorno alla già di per sé assurda vicenda dei vangeli.
In effetti, tra il cristianesimo che avrebbe dovuto scaturire da questi ultimi e le elaborazioni che ne fecero i suoi "ministri" a partire da Paolo di Tarso, la differenza è abissale. È stata innalzata un'abnorme infrastruttura cultuale sulla vita di un personaggio che, stando agli stessi vangeli, mai si sognò di prescrivere alcunché oltre il pater noster; possiamo dire che l'eucaristia, la trinità, la partenogenesi, il battesimo, l'estrema unzione, le varie festività e tanto altro, siano frutto esclusivo delle "interpretazioni ermeneutiche" dei "saggi di Dio".
A siffatte condizioni, non c'è da stupirsi che la gente abbia bevuto queste ed altre favole amene, ad es. quella narrata da Clemente Alessandrino (Stromata 3.7.59), il quale ci scrive che Gesù mangiasse sì del cibo, ma non lo defecava come qualsiasi "vile mortale".

Per certuni, già il solo dubitare è improponibile: la Bibbia e i vangeli sono l'indubitabile parola di Dio, e se sussistono errori e problemi di credibilità, questi sono da imputarsi all'errore di uomini. Errori che, evidentemente, Dio stesso non aveva previsto.
Persone che per tutta la loro vita hanno conformato la loro forma mentis a qualcosa di fossilizzato nella loro personalità, non possono rinunciarvi ed adottare un nuovo corso, qualsiasi siano le prove apportate: pertanto, debbono continuare a crederci ed a tramandare la credenza nei secoli dei secoli.
Costoro non capiscono, però, che essi stessi ripongono fiducia in qualcosa che ha avuto un suo inizio drastico, separando la continuità generazionale del cosiddetto paganesimo e iniziando un "nuovo" corso, con la violenza, l'inganno, la prevaricazione. A tutt'oggi è ancora possibile osservare gli effetti di questa mentalità.

L'8 giugno 2004, diverse testate riportarono la notizia di un "procedimento di valutazione" a carico del teologo Chino Biscontin, altrimenti noto come un eminente esperto. Il procedimento era stato avallato proprio da un informatore privato, il quale, pur elogiando il prelato, era rimasto talmente choccato dalle pagine del suo libro, da invitare la sua diocesi ad indagare sul caso.

"Dal canto suo, don Chino [docente di teologia a Pordenone, dove vive, e a Padova, nonché direttore della rivista Servizio della Parola e dirigente delle biblioteca e del museo della Diocesi], che ha scritto Le ultime ore di Gesù [...] in soli cinque giorni, «di getto — racconta — ma non per questo in maniera superficiale», ha rifiutato di incontrarsi con l'orafo. «Gli avevo dato un appuntamento, pronto al confronto — ha spiegato — ma ancor prima di vederci è andato dal vescovo, ha scritto lettere e mi ha aggredito al telefono. Comunque, io non ho problemi a ripetere quanto per altro ho scritto chiaramente nell'introduzione. Non nego l'incarnazione e ogni giorno ripeto 'Dio da Dio, luce da luce'. Questo, però, non è un libro di teologia, che mira a motivare la fede, bensì un testo di ricostruzione storico-critica degli avvenimenti, scritto in concomitanza con l'uscita del film di Gibson, per spiegare quanto accadde" (da Il Gazzettino Online).

Ma il problema dei vangeli non è solo a carattere di "refuso": dietro essi traspira una realtà estremamente diversa da quella che i credenti sono abituati a sentire o a credere di leggere, e che, qualora costoro leggessero quelle pagine fuori del preconcetto divino, sicuramente risalterebbe in tutta la sua vivida ovvietà.
Dove sono le evidenze fisiche extra-documentarie sull'esistenza di questo "dio incarnato"? Gli esegeti sono soliti appoggiarsi alla repertistica archeologica, quasi fosse prova biunivoca della storicità di Gesù o persino di Dio: più sono i reperti, più certa è la genuinità di un'ideologia, di un personaggio, di una vicenda. Essi pensano che, per aver prodotto questa gran mole di dati, i credenti debbano per forza di cose aver sperimentato fatti reali: nulla di più sbagliato. Questo atteggiamento "ragionieristico" e quantitativo, è tipico di nozioni basilarmente aeriformi, prive di fondamenti reali. Il culto, la letteratura e la repertistica induista non provano certo che Krsna sia stato davvero un dio incarnato, indipendentemente dal fatto che ci venga molto facile definire "mitici" gli dèi delle altre culture.

La cosiddetta "archeologia biblica" è stata usata variamente come strumento di convinzione delle masse, indipendentemente dal livello d'attendibilità degli studi. In realtà, sulla maggior parte dei personaggi e delle vicende della stessa Bibbia pende a tutt'ora una pesantissima spada di Damocle, talché i documenti incrociati (cioè, esterni alla Bibbia stessa) che li convaliderebbero sono veramente esigui: senza contare certe reliquie e tutti quei casi in cui, dopo studi più approfonditi, la certezza del primo ritrovamento s'è tramutata in una delusione (subito nascosta così com'era stata strombazzata in principio), in molte circostanze si rischia d'incorrere in problematiche abbastanza controverse.
Ad esempio, quando si trovarono a Deir Alla i famosi ostraka di "Balaam bar-Peor", tutti gridarono al miracolo, perché questi cocci, sinora unici, dimostravano la storicità del famoso personaggio biblico: in verità, ciò che i propagandisti non puntualizzano è che il personaggio di tale documento fosse originario di un luogo ben diverso da quello che gli si attribuisce nella Bibbia, che si riferiva a degli dèi pagàni e che molto probabilmente fosse una sorta di icona culturale, non certo un personaggio storico persino per quei miscredenti che lo citavano! Anzi, potremmo dire addirittura che questo nom de plume fosse una storpiatura del ben più famoso dio libertino Baal Peor, dato che il "mago" biblico cercò di convincere i moabiti ad istigare i nemici alla fornicazione.
Poniamo che in Mesopotamia si trovasse un'iscrizione che parla anch'essa di "Balaam bar Peor": questo implicherebbe tutt'al più che si sia trattato di un personaggio unico, storico, ma non certo che fosse un vero "mago" o che la vicenda della Bibbia (asini parlanti compresi...) sia credibile. Stesso dicasi per tanti altri personaggi: senza contare le fonti mitiche, sappiamo che Abramo, Saul, David e tanti altri fossero già menzionati in testi di popoli vicini degli ebrei, secoli prima che questi ultimi sorgessero come nazione. Pare ovvio che qualcuno dovette aver copiato da qualcun altro.

Talora certi "archeologi biblici", nel disperato tentativo di dimostrare l'indimostrabile, utilizzano metodi non tanto dissimili da quelli dei "fanta-archeologi", confidando nel fatto che non molti sono desiderosi d'andare contro le opinioni consolidate e la rabbiosità delle reazioni dei fedeli. Lì come nel campo della fanta-archeologia invalgono miti duri a morire, ma già ben sospetti a partire dalle loro premesse: ad esempio, la famosa "Campana di Dorchester", pietra di fondamento di questa "disciplina", è null'altro che un banale poggiapipe indiano fin de siècle, molto simile ad uno conservato a suo tempo al Chhatrapati Shivaji Maharaj Vastu Sangrahalaya (ex Prince of Wales Museum) di Mumbai, così com'è raffigurato nel libro "Arte indiana" (Arnoldo Mondadori Editore, 1964; v. fig. 81, tavole fuori testo; v. indice t.f.t. pag. 142) di K. Bharatha Iyer. Probabilmente il mestatore che l'ha spacciata a suo tempo per un "reperto antidiluviano" confidava nel fatto che nessuno si sarebbe mai imbattuto nel suo "gemello"; la cosa più gravosa e probativa di ciò che affermo, a proposito dell'incapacità di dismettere certi costumi ed opinioni consolidati, è data dal fatto che, nonostante la realtà in questione debba essere oramai ben diffusa, nessuno parla di questa demistificazione: anzi, continuano imperterriti a ritenere quell'oggetto qualcosa che non è. In verità, basta documentarsi ed avere buona sorte, oltrechè il coraggio di deporre certi preconcetti, per riuscire nell'intento di demolire certe assurdità.

In fondo, pur il fatto che qualcosa sia storico, o che quanto precedentemente ignoto sia stato riscoperto, dimostra forse l'esistenza di Dio e relativa progenie? Certamente no; tutt'al più potrà contribuire a rassicurare i creduli allo stesso modo in cui creduli erano coloro i quali approntarono i "reperti", ma non proprio a dimostrare ciò che sarebbe assurdo.
Con tutto ciò non voglio certo dire che Gesù sia essenzialmente un mito, bensì che nella sua creazione concorsero una parte storica ed una mitica, che è di molto prevalente rispetto alla prima.
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